In qualsiasi campo di gioco in qualsiasi parte del mondo i primi
spettatori che vedono le performance dei giovani atleti sono i loro
stessi genitori: questa esperienza rileva molte insidie per l’atleta
che spesso non si ritrova o viene confuso da atteggiamenti ambigui a
bordo campo dei genitori. Atteggiamenti supportivi per il genitore
posso rivelarsi deleteri per il figlio influenzando la sua attitudine
nella disciplina sportiva.
Per
comportamento genitoriale a bordo campo intendiamo l’insieme dei
comportamenti di elogio,critica o direttiva manifestato dai genitori
in occasione di gare o competizioni dei figli.
Un
genitore influenza fortemente la visione della pratica sportiva del
figlio e lo fa anche mediante i suoi atteggiamenti durante lo
svolgimento della competizione che posso essere: di incoraggiamento,
feedback contingente sulla performance (“Questo è un
rovescio!”),istruzione, commenti
ambivalenti,negativi,dispregiativi.
Nella
maggior parte dei casi questa condotta ha come scopo,dal punto di
vista genitoriale, quello di proteggere il figlio, evitare
insuccessi, evolvere come atleti, crescere come persone, godere
dell’esperienza sportiva (obiettivi strumentali). Altre
finalità dell’intervento genitoriale sono del tipo identitario:
mantenere una immagine di buon genitore. E di tipo relazionale:
intensificare le relazioni familiari e ampliare la cerchia sociale.
Molto spesso questi “doppi scopi” non vengono colti dal
ragazzo-atleta e possono essere fraintesi generando insicurezze che a
lungo andare non si presenteranno solamente nel campo da gioco ma
nella vita di tutti i giorni. I genitori pensano di avere la capacità
di sintonizzarsi con i figli ma spesso questo non avviene.
I figli non sempre colgono gli interventi verbali dei genitori come
supportivi e,causando dissonanza tra i rispettivi obiettivi, andando
a minare la loro autonomia e autostima.
La difficoltà nel gestire e controllare le proprie reazioni emotive
da parte dei genitori(a loro dire istinto di protezione verso i figli
oppure speranza di un “ritorno” del proprio investimento)
conferma l’importanza di investire in una cultura corretta dello
sport basata sul fairplay.
Quali sono i comportamenti che un genitore può mettere in atto per
partecipare in modo costruttivo alla vita sportiva del proprio
figlio?
I genitori non devono mai sostituirsi agli allenatori e ai tecnici,
ma al contrario, lasciare che queste figure siano il punto di
riferimento dei bambini e ragazzi per quanto riguarda la decisioni
sportive. Nella tensione alla bravura e al compiacimento, i bambini e
i ragazzi che rincorrono i sogni dei genitori, non imparano a
conoscersi, non imparano a capire veramente quello che vogliono
perché abituati ad obbedire o ad accontentare gli altri.
Nell’immediato di una gara/partita i genitori dovrebbero:
- Stimolare il bambino a raccontare la parte della competizione che ha preferito e le emozioni ad essa collegate.
- Gratificazione realistica: mettere in luce un aspetto del suo comportamento in campo che si è particolarmente apprezzato, evitando complimenti generici che non aiutano a focalizzare le strategie e le azioni da ripetere nel tempo.
- In caso di sconfitta non colpevolizzare insegnanti,arbitri,avversari… ma insegnare ad assumere la propria parte di responsabilità (no scuse o pretesti).
- In caso di sconfitta non minimizzare l’importanza dell’evento: il giovane atleta deve imparare a confrontarsi anche con le emozioni negative.
- Fornire consigli genitoriali adatti (imput genitoriali): mettersi in gioco-provare,scoperta e perseguimento dei desideri con l’impegno e la costanza necessari,provare e non avere paura di sbagliare, trarre soddisfazione dal attività in se e non nel risultato,capire che la vittoria è il frutto di più ingredienti,capire che il il “vincere facile” non dà soddisfazione, capire l’importanza dell’esercizio fisico e la correttezza verso sé stessi e gli altri.
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